Video 7
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Trama:
Deeds not words. Fatti, non parole. Lo spirito che ha reso valorosi i soldati afroamericani della 92a divisione di fanteria soprannominata “buffalo”, si è contraddistinto per la concretezza e l’attenzione nei confronti degli uomini, non per gli ideali fini a se stessi. Il rapporto con gli italiani (soprattutto con i partigiani toscani) conosciuti in battaglia, scandito da piccoli gesti di solidarietà e da pacifici scambi di opinioni, è cresciuto al punto da rimanere indelebile anche nelle generazioni successive. Gli afroamericani in Italia non combattevano solamente contro il nazismo, un nemico dichiarato e facilmente riconoscibile, ma anche contro il razzismo interno al mondo militare. Rendere onore a una patria che, sistematicamente, divideva i bianchi dai neri – sempre ‘buoni’ i primi, sempre ‘cattivi’ i secondi – rendeva l’accettazione delle perdite sul campo doppiamente dolorose.
Una volta tornati in patria, dopo aver contribuito alla liberazione di Lucca, La Spezia, Genova e altri paesi tra la Versilia e Garfagnana, i soldati della Buffalo vennero dimenticati, tenuti lontani dalle onorificenze militari. Il regista Fred Kudjo Kuwornu, dopo aver fatto l’assistente a Spike Lee nella realizzazione di Miracolo a Sant’Anna, decide di raccontare la storia di quei soldati. Cerca i nomi dei militari ancora vivi per metterli davanti a una macchina da presa, intervistarli e renderli nuovamente protagonisti, seppur percorrendo le strade del ricordo, della Storia. Accanto a loro la voce di alcuni attori che li hanno interpretati nel film di Lee, il punto di vista dei partigiani italiani e dei civili sopravvissuti all’eccidio. Insieme formano un’unica famiglia di combattenti, chi contro le leggi discriminatorie, chi contro l’efferatezza dei nazisti.
Con discrezione, senza marcare gli aspetti più tragici del drammatico momento storico, il documentario indaga per fare chiarezza e restituire l’onore perduto ai soldati afroamericani (che hanno ricevuto una medaglia al valore solo mezzo secolo più tardi, durante l’amministrazione Clinton). Spezzoni di video girati negli anni Quaranta (la guerra, la sofferenza, la vittoria finale) si alternano ai volti degli uomini di oggi e a qualche breve inserto di fiction che chiarifica, aderendo a un doveroso realismo delle immagini, la posizione delle vittime; degli innocenti che hanno subito gli aspetti più atroci di una battaglia efferata (su tutte Soccomolonia e Cinquale) e di quelli che, tra fango e sudore, sul confine della linea gotica, hanno cercato di rendere l’Italia un paese dove poter vivere.
Una volta tornati in patria, dopo aver contribuito alla liberazione di Lucca, La Spezia, Genova e altri paesi tra la Versilia e Garfagnana, i soldati della Buffalo vennero dimenticati, tenuti lontani dalle onorificenze militari. Il regista Fred Kudjo Kuwornu, dopo aver fatto l’assistente a Spike Lee nella realizzazione di Miracolo a Sant’Anna, decide di raccontare la storia di quei soldati. Cerca i nomi dei militari ancora vivi per metterli davanti a una macchina da presa, intervistarli e renderli nuovamente protagonisti, seppur percorrendo le strade del ricordo, della Storia. Accanto a loro la voce di alcuni attori che li hanno interpretati nel film di Lee, il punto di vista dei partigiani italiani e dei civili sopravvissuti all’eccidio. Insieme formano un’unica famiglia di combattenti, chi contro le leggi discriminatorie, chi contro l’efferatezza dei nazisti.
Con discrezione, senza marcare gli aspetti più tragici del drammatico momento storico, il documentario indaga per fare chiarezza e restituire l’onore perduto ai soldati afroamericani (che hanno ricevuto una medaglia al valore solo mezzo secolo più tardi, durante l’amministrazione Clinton). Spezzoni di video girati negli anni Quaranta (la guerra, la sofferenza, la vittoria finale) si alternano ai volti degli uomini di oggi e a qualche breve inserto di fiction che chiarifica, aderendo a un doveroso realismo delle immagini, la posizione delle vittime; degli innocenti che hanno subito gli aspetti più atroci di una battaglia efferata (su tutte Soccomolonia e Cinquale) e di quelli che, tra fango e sudore, sul confine della linea gotica, hanno cercato di rendere l’Italia un paese dove poter vivere.
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